Questa Confraternita, a differenza di quella di Santa Croce, prevedeva al suo interno anche la presenza di donne, che non potevano votare od essere elette nel direttivo
Questa Congrega, secondo Mauro Zelli che non cita le fonti, fu eretta verso la fine del XIV secolo dagli Agostiniani del convento di Sant’Agostino. Invece, in un appunto a margine della Visita Pastorale del vescovo Quintarelli di Rieti dei primi del ‘900, si fa risalire al XV secolo la sua istituzione.
L’affermazione non è inverosimile se si tiene presente che in una pergamena dell’ottobre 1558, custodita nell’Archivio parrocchiale della chiesa di San Pietro, si legge: ” Ditta ecclesia seu cappella per vos per longum tempus, cuius initii hominum memoria forsam non existit, recta et gubernata fuerit.”
Tuttavia, i primi documenti scritti relativi a questa Confraternita risalgono alla prima metà del XVI secolo. Si trovano nel Registro del Camerlengato degli anni 1538.1546, e sono relativi ad alcuni beni dell’Università di Leonessa dati in gestione alla Congrega.i Da tutto l’insieme delle registrazioni emerge che: la Fraternita, già prima del 1538, pagava un canone d’affitto annuo per due mulini del Comune, e che riscuoteva l’assegna del bestiame per un ammontare di 149 ducati, per il bimestre giugno-luglio 1540.
La Confraternita originariamente doveva avere la denominazione “Confraternita Della Misericordia”, come risulta dalla Visita Pastorale del 1578, nella quale risulta che la congrega manteneva le 15 suore agostiniane del monastero di San Giovanni.ii
Risale, invece, al 1594 la denominazione di “Fraternitati Maria Graziarum”, cioè Confraternita di Santa Maria delle Grazie. Aveva sede nella sagrestia-oratorio della chiesa omonima inferiore; amministrava, anche, diversi beni, proprietà e rendite, frutto di lasciti di Confratelli.
La Congrega era retta da un Priore, un Camerlengo e un Cappellano, eletti dai Fratelli nel secondo giorno di Pasquae da un rappresentante degli agostiniani. Le donne erano ammesse ma con alcune importanti limitazioni:
“Ed ultimo le sorelle ascritte alla Confraternita siano sempre escluse, conforme sono state sempre escluse per lo passato da tutte le cariche, onori, adunanze pubbliche, esercizi di pietà, e da qualunque sorta di amministrazione, le quali cose solo aspettar debbano ai Fratelli: non possono partecipare di altro, che delle sole indulgenze dette di sopra, dell’accompagnamento dei Fratelli dopo la di loro morte, della recita dell’offiizio da farsi dai medesimi in suffragio delle loro anime, possano per altro intervenire, senza alcun debito destintivo, e dopo tutti i Fratelli, alle processioni in tempo del Santo Giubileo per lo più sollecito acquisto di esso, come pure a quelle che sogliono farsi talvolta in tempo delle sagre missioni o in occasione di pubblica penitenza, per placare il divino sdegno, con procedere sempre sotto l’insegna di questa Confraternita.”iii
Tutti i Confratelli erano tenuti a recitare nella settimana di Passione i salmi penitenziali, e continuarli per tutto il Martedì Santo: “Poi nei seguenti giorni di Mercoledì, Giovedì e Venerdì santo, vestiti di sacco cantare gli offici della Settimana Santa. Il Giovedì Santo vestiti pure di sacco tutti debbano trasportare la Statua della Madonna della Pietà, con esser tenuti nella mattina di Pasqua dopo comunicati portarsi processionalmente alla visita dei Sacramenti. ”iv
Lo Statuto prevedeva anche la partecipazione alle processioni per le feste di San Giorgio, protettore della Città, per le Rogazioni, per il Corpus Domini, per San Nicola da Tolentino, Santa Monica, e per la Madonna della Cintura;tutte organizzate dai Padri Agostiniani. I Fratelli, inoltre, a turno dovevano partecipare all’Adorazione del SS in’occasione delle Quarant’ore nel periodo della Pentecoste.
In occasione della festa dei SS Pietro e Paolo la Confraternita doveva elargire una somma di denaro a dodici Consorelle zitelle.
In un altro articolo si legge che tutti i Fratelli erano: “Obbligati a ritrovarsi nella Sagrestia Cappella ogni sabato vicino a sera, ed ogni Domenica la mattina per recitarvi l’Officio della Madonna SS.ma, ascoltar la Messa, ed in ogni festa solenne ringraziare la Madonna confessarsi, e comunicarsi, al fin di acquistare in tal modo l’Indulgenze nell’Altare privilegiato concesse alla Confraternita.v
Tutti i Fratelli erano pure tenuti a portare, ed accompagnare processionalmente, – sempre vestiti di Sacco e “Rocchetto” – sia i Confratelli e le Sorelle defunti, che le persone più indigenti dell’altopiano “tanto in Città, che in campagna”;e successivamente recitare l’Ufficio dei Morti in suffragio delle loro anime: “Ed essendo poi le famiglie dei defunti affatto miserabili, sia tenuta la Confraternita di somministrare la cassa bisognevole, e tutt’altro, che occorrer potesse in tale occasione.”
A partire dal XVI secolo, la Fratrria intraprese anche opere di taglio più specificamente benefico-assistenziale: la gestione di un monte di Pietà, precedentemente ad onere del Comune; l’istituzione di un monte frumentario.
Di notevole importanza è la vicenda del monte di Pietà, in quanto molto probabilmente si tratta della prosecuzione di quella istituzione gestita già precedentemente al 1446 dall’Università di Leonessa, documentata da una lapide tuttora murata nella sagrestia della chiesa di San Francesco.vi
In un documento del XVIII secolo si legge che: ”L’illustre, l’antica la pietosa Fratrìa della Madonna della Pietà e Grazie, oltre aver posti nel Monte pecuniario, a sollievo dei miseri, nel 1570, docati 32.000, edificò a proprie spese il monastero di Sant’Antonio Abate.
Di notevole importanza è la vicenda del monte di Pietà, in quanto molto probabilmente si tratta della prosecuzione di quella istituzione gestita già precedentemente al 1446 dall’Università di Leonessa, documentata da una lapide tuttora murata nella sagrestia della chiesa di San Francesco, e che potrebbe essere la prima in’Italia nel suo Genere. Nel novembre del 1594, invece, la Confraternita fece richiesta al Comune di Leonessa, che l’accolse, di poter usufruire di un ambiente più capace nel quale tenere il Santo Monte.vii
Da notare che a partire da XVI secolo, in virtù della gestione del Monte suddetto, la Congrega cambierà denominazione, passando da “Santa Maria delle Grazie” a <<Santa Maria della Pietà e Grazie>>: La gestione del Monte si protrasse ininterrottamente fino a tutto il XIX secolo: del 1884, infatti, è un documento custodito nell’archivio della Confraternita, in cui figura un elenco di persone con i relativi oggetti preziosi impegnati (soprattutto anelli e coralli).
Nel 1608 la Congrega fu aggregata all’Arciconfraternita della Madonna del Gonfalone di Roma; a questo periodo risalgono anche i lavori di ampliamento della sagrestia che fu adibita ad oratorio. I lavori furono eseguiti sotto la direzione del Mastro Lombardo Tar..Bian..uni Lombardo.viii
Nel 1610 il pittore leonessano Gioacchino Colantoni, forse adepto della Congrerga dipinse la volta con un ciclo di affreschi votivi raffiguranti alcuni episodi della vita della Vergine, del nuovo e del Vecchio Testamento; grandi cornici di colore rosso e altre più sottili in giallo, decorazioni fantastiche, fogliami, elaborate geometrie, figure immaginarie. Al centro della volta troneggia l’immagine della Vergine circondata da un recante la scritta “IO BERNARDINUS DE JDICIBUS – I – VD”: Bernardino Giudici, il Priore della Confraternita. Sono effigiati nella volta anche altri nomi di Confratelli con i relativi stemmi di famiglia: Falconi, Antonelli, Cicioni, Giudici, Garofano, Zelli etc.
Da notare che il pittore leonessano fu guarito da una grave malattia agli occhi da San Giuseppe da Leonessa, per cui è lecito ipotizzare che abbia eseguito gli affreschi suddetti come ex voto.
Nel 1777, ottantadue Confratelli si riunirono per la stesura del Regolamento allo scopo di dare forma legale e giuridica alla Confraternita. Lo statuto con tutte le relative norme – fra le quali quelle relative alla gestione del Monte di Pietà e del Monte Frumentario – fu approvato nel 1778 da Ferdinando IV.Nel 1865 la Confraternita “Pietà e Grazie” ebbe in affidamento, dal Fondo per il Culto, la chiesa di San Pietro, della quale ne cura ancora la gestione e la manutenzione; oltre a ciò, attualmente la Congrega organizza la Processione del Sabato Santo con il simulacro della Pietà, e partecipa alle iniziative delle altre Confraternite leonessane. Sul gonfalone della Confraternita Pietà e Grazie è raffigurata l’immagine del simulacro della Pietà.
(Luigi Nicoli, storico e Direttore Editoriale www.confraternitapietaegrazieleonessa.it)
Legenda :
iLeonessa, Arch. Comunale.
iiV. Di Flavio, Archivio Storico delle Chiese leonessa di giurisdizione Reatina, Visita Pastorale del 1578, 13 ° e 16 ° puntata, Leonessa e il suo Santo, anno 1986 n 128, pp 143-144. 1987, 131, pp7, 8.
iiiL. Nicoli, Trascrizione del regolamento della Confraternita Pietà e Grazie.
ivIbidem. Si tratta della processione di corso delle Confraternite che ancora si svolge all’alba della mattina di Pasqua.
vIbidem
viL’illustre storico abruzzese, il vescovo Ludovico Antonio Antinori (1704-1774), nella sua “Corografia Storica degli Abruzzi”, scrive:<<Fu per cura di Antonio di Colandrea Piovano, meglio ricoverato il monte di Pietà in Lagonessa, edificata forte stanza pe i depositi e pegni presso la Piazza. Sopra di essa poi fu adattato Il campamile per la campana e orologio del Pubblico>>.
Lo studioso Abruzzese, a documentazione della notizia, cita una epigrafe da lui stesso visionata (nel 1771) e trascritta nei suoi appunti, “Antonius Cole. Pleban fieri 1446 “, che risulta però successivamente cancellata – con un tratto di penna – probabilmente per qualche inesattezza nella trascrizione del nome (Cole e non Cola) dell’autore del restauro. Nello stesso foglio, invece, L’Antinori ha lasciato integra un’altra interessantissima nota marginale nella quale si legge:<<Inscr. In front. Cubic. Mont Piet. Lagoniss.>>.
Tale epigrafe fu rinvenuta negli anni ’60, nel museo della chiesa di San Francesco, ed attualmente si trova murata all’interno della sagrestia. Vi è scolpita la seguente dicitura:<<ANTONIUS COLAPLEBA / NI FIERI / FEC. / 1446>>.
Da queste indicazioni possiamo desumere che il Monte di Pietà di Leonessa è più antico di dodici anni rispetto a quello di Ascoli del 1458, che ufficialmente è ritenuto essere il primo istituito in Italia. Anzi, il Monte Leonessano, stando all’Antìnori, sembrerebbe essere addirittura anteriore al 1446, poiché lo studioso abruzzese parla di restauro o ricostruzione “ricoverato”del medesimo.
viiArchivio del Comune di Leonessa, Ciucci I, f. 402 rv. La delibera dell’Università è riportata con la seguente eloquente dicitura:”Cocessio fundaci Communitas facta Confraternitatis Santctae Mariae Gratiorum pro Monte Pietatis exercendo.”
viiiIl cui nome compare negli affreschi della volta